The Magnificent Trufflepigs, la prima creatura di Thunkd, è difficilmente collocabile nel filone dei walking simulator, o almeno è radicalmente diverso da quelli proposti negli ultimi anni. L’elemento principale di walking sim è infatti l’esplorazione spaziale di luoghi reali o immaginari, con l’obiettivo di scoprire e visitare posti nuovi. Nel caso di The Magnificent Trufflepigs lo spazio virtuale non invita all’esplorazione se non per una funzione ben precisa: trovare oggetti preziosi con il metal detector. L’esplorazione libera dei prati della tenuta in cui è ambientato il gioco viene addirittura scoraggiata attivamente: all’inizio del gioco ci viene consigliato di procedere in modo ordinato e possibilmente in linea retta avanti e indietro per aumentare le nostre possibilità di trovare qualche tesoro. Ogni volta che il metal detector scova qualcosa sottoterra il nostro compito sarà quello di scattare una foto e mandarla alla nostra compagna di avventure, Beth, una donna in piena crisi esistenziale.
La crisi di Beth è in realtà l’argomento intorno al quale si sviluppa il gioco, e il vero motivo per il quale noi giocatori veniamo chiamati in causa. Beth è stata appena lasciata dal suo promesso sposo e sente di non avere abbastanza spazio nell’azienda di famiglia: tutti gli obiettivi che si era prefissata di raggiungere nella vita sembrano tutto a un tratto lontanissimi. Da qui il bisogno di tornare nell’ultimo posto (o meglio momento) in cui si è sentita davvero felice. Quando era adolescente Beth, appassionata di metal detecting, aveva infatti trovato un orecchino prezioso in una fattoria, il che l’aveva resa famosa nel piccolo villaggio dove abitava da giovane. Ora che la fattoria sta per essere riconvertita Beth decide di tornarci un’ultima volta e tentare di trovare il secondo orecchino.
Ad aiutarla saremo noi, ovvero il suo amico d’infanzia Adam, con il quale Beth ha un rapporto controverso ma profondo. Un particolare interessante è la scelta di non mostrare mai i due protagonisti: la comunicazione tra i due è infatti sempre mediata dai loro walkie-talkie. Saranno le dinamiche di gioco iper-lineari, sarà il non mostrare mai i volti dei protagonisti, sarà la qualità del doppiaggio impressionante e ancora rara da trovare in giochi cosiddetti indie, ma The Magnificent Trufflepigs a me ha ricordato molto un radiodramma a puntate, di quelli che andavano molto qualche decennio fa e che ogni tanto ancora si trovano ogni tanto sulle radio regionali e locali a basso budget.
A metà tra la telenovela e l’audiolibro, questo strano ibrido popolare è stato poi naturalmente sostituito da prodotti per la TV, per ultime le serie televisive che hanno ormai colonizzato il panorama culturale mondiale, diventando forse il medium più apprezzato degli ultimi dieci anni. Queste, come tutti i media predominanti, sono riuscite a evolversi e ad affrontare tutti i generi con profondità e in modi diversi. A loro volta i radiodrammi, proprio come The Magnificent Trufflepigs, affrontavano temi universali in modo semplice: l’amore, i fallimenti inaspettati, la felicità e le passioni, la crescita. La storia di Beth è il racconto del suo passaggio definitivo all’età adulta, della disillusione ma anche del senso di liberazione che ne derivano.
Ad oggi le serie TV sembrano aver raggiunto la loro fase di maturità, e si avvicinano a quella discendente, con Netflix che ha cristallizzato il format e il modo di produrle e ora si affaccia al mercato dei videogiochi. Effettivamente che i videogiochi siano il prossimo grande medium è un po’ il segreto di pulcinella, visti i numeri incredibili registrati dal mercato videoludico da qualche anno a questa parte. Eppure, nonostante il panorama indie offra giochi di tutti tipi e sia estremamente sperimentale, la stragrande maggioranza dei giochi AAA sono ancora focalizzati sugli stessi temi, si fanno le stesse domande e propongono le stesse meccaniche di gioco. Quanti titoli vi vengono in mente quando si parla di un gioco post-apocalittico in cui sparare contro i cattivi per mettere in salvo i buoni? O di uno in cui la tecnologia ha preso il sopravvento e una singola azienda monopolista controlla le vite umane?
Da questo punto di vista The Magnificent Trufflepigs si rivela essere, più che un classico walking simulator, un interessante esperimento che rispecchia una possibile evoluzione del panorama videoludico nei prossimi tempi: un modo diverso per raccontare una storia classica, con piccoli elementi di interazione e un doppiaggio curato da due attori già apprezzati.
La necessità dei creatori di videogiochi di rivolgersi a un pubblico sempre più ampio comporterà presumibilmente grossi cambiamenti nel modo di pensare i giochi stessi. Uno di questi potrebbe essere la semplificazione delle meccaniche di gioco con l’obbiettivo di renderle più accessibili, con una predilezione per azioni che non richiedano grandi capacità da parte del giocatore: camminare, premere un tasto per interagire con l’ambiente, effettuare qualche scelta che influenza (più o meno) il gioco. Nel caso di The Magnificent Trufflepigs, scavare e scattare una foto di quello che si è trovato.
Per quanto elementari queste dinamiche sono fondamentali per immergere il giocatore nella storia e per fargli sentire più vicini i personaggi. Come accennato, anche i soggetti e i temi da raccontare non potranno che essere sempre più variegati. Se si vorrà parlare a tutti bisognerà prendere atto che non a tutti interessano mondi pieni di zombie in cui bisogna sparare e costruire il proprio accampamento, anzi. Le serie TV (e anche i radiodrammi) più conosciuti e apprezzati parlano d’amore e di gelosie. Basti pensare al successo assoluto di Bridgerton quest’anno, la serie originale Netflix.
Ecco, nei prossimi anni di esplosione definitiva del mezzo videoludico sarà necessario che anche i giochi più mainstream vadano oltre le solite modalità di gioco sulle quali si sono fossilizzati, in modo che il mercato dei videogiochi si possa veramente aprire a tutti i tipi di pubblico e affermarsi come mezzo di intrattenimento e di espressione artistica. Come fa The Magnificent Trufflepigs, sarà necessario raccogliere l’eredità degli altri media, cercando di capire non solo perché abbiano avuto così tanto successo, ma soprattutto come siano riusciti ad adattare alle proprie caratteristiche temi e generi così disparati.