Il principale errore che potreste fare dopo aver acquistato Football Manager è pensare di aver comprato, come di solito accade, un’esperienza gioco: in realtà ve ne siete assicurate parecchie, e tutte diverse tra loro. Magari siete abituati ai gestionali che vi mettono alla guida di un certo numero di zoo, o di parchi giochi, o di ospedali; o ai simulatori di guida con un certo numero di vetture e di piste e di piloti realmente esistenti. Ecco, immaginate di avere in un unico titolo ogni zoo o parco giochi od ospedale nel mondo; ogni singola pista nel paese più sperduto, ogni vettura possibile, i piloti attuali e anche quelli che li sostituiranno in futuro, generati casualmente. Non esiste nulla del genere per qualsiasi altro ambito dello scibile umano, ma per il calcio c’è Football Manager.
Quale tipo di esperienza vi offrirà questo gioco sarete chiamati a deciderlo fin dall’inizio. La maggior parte di voi, credo, sceglierà semplicemente di guidare la squadra per cui tifa; oppure un club ricco e/o blasonato come un Real Madrid, un PSG, un Manchester City, o una qualsiasi altra potenza del calcio mondiale che disponga dei calciatori migliori e a cui non manchino le risorse economiche per acquistarne altri. Se vi sembra troppo facile poter ingaggiare chiunque, potreste scegliere invece una squadra con un ottimo settore giovanile, mandare i vostri osservatori a scovare wonderkids nei campionati più remoti, e coltivare talenti in casa. Potreste altrimenti lasciarvi tentare direttamente dal fascino dell’esotico: se volete allenare squadre che non conoscete e giocatori di cui non avete mai sentito parlare, potete farlo in Giappone oppure in Cile oppure ovunque vi passi per la testa di andare a scoprire quali competizioni si giocano. Volete rendervi le cose più difficili? Iniziate da una categoria inferiore, e destreggiatevi tra finanze risicate e sessioni di calciomercato incentrate sui prestiti. Infine, l’opzione più estrema: partite disoccupati, e aspettate che qualcuno vi offra un incarico. Visto che non l’avevo mai fatto, ho deciso di provarci con Football Manager 2022.
Passo i primi mesi offrendomi a chiunque, e a metà stagione mi dà fiducia una squadra che si chiama FC Juniors OÖ e milita nella seconda divisione austriaca. Senza alcuna esperienza non posso aspettarmi di meglio, e accetto l’incarico. Li trovo a un passo dalla retrocessione e li porto a una tranquilla salvezza, e allora mi faccio l’idea di poter già ambire a un salto di qualità, e mi dimetto. Che mancanza di gratitudine nei confronti di chi per primo aveva scommesso su di me!, e oltretutto è una mossa sbagliata: l’anno successivo, a metà stagione, mi offre un contratto solo la squadra B del Rapid Vienna, sempre in seconda divisione austriaca, ancor più drammaticamente in lotta per la salvezza. La squadra arriva in una tranquilla posizione di metà classifica anche questa volta; io invece non faccio lo stesso errore, e resto alla guida dei miei uomini anche per la stagione seguente.
Mi rendo presto conto, però, che in una squadra B ho un bel problema: non posso ovviamente essere retrocesso, perché verrei esonerato, ma non posso nemmeno puntare a una promozione, perché il regolamento impedisce di giocare nello stesso campionato del club principale. Non posso né scendere né salire, insomma. Inoltre, se un giocatore si rivela un buon prospetto, la prima squadra se lo può prendere gratis. Mi fanno questo scherzetto un paio di volte e a dicembre già me ne voglio andare. Controllo quali club hanno la panchina vacante e passo all’Almere City: è nella seconda divisione olandese, e lo considero un passo avanti. La squadra è vicina alla zona retrocessione, ma nel mercato di riparazione invernale faccio un colpaccio prendendo in prestito dal Famalicão l’attaccante portoghese Pablo.
Pablo è un giocatore devastante per il livello della seconda divisione olandese nel 2023/2024: segna 21 gol in 21 partite e il mio Almere City non solo è salvo, ma aggancia l’ultimo slot disponibile per i playoff. Facciamo di più: li vinciamo. Siamo in Eredivisie, sono una leggenda del club. Nel massimo campionato il livello è decisamente più alto e nella nuova stagione festeggio una vittoria sull’AZ, un prestigioso pareggio in trasferta con il PSV, ma in generale posso perdere con chiunque, e quando l’avversario è l’Ajax devo portare il pallottoliere. Inoltre non ho più Pablo: il prestito è terminato, e nonostante avessi concordato un diritto di riscatto inferiore a un milione, non ho poi trovato quei soldi. Un altro pilastro della squadra è dalla stagione precedente che se ne vuole andare per giocare in una categoria superiore, e torna a insistere: forse non si è accorto che siamo stati promossi—nei rapporti coi calciatori l’irrazionale non è ancora stato espunto da Football Manager. Con un budget per i trasferimenti quasi inesistente e un monte ingaggi ridicolo, superare la metà della classifica adesso mi sembra un miraggio. Un vero giocatore hardcore metterebbe in piedi un vertiginoso meccanismo di plusvalenze per migliorare i conti del club e proverebbe a vincere un giorno la Champions League con l’Almere City, ma a me sembra già abbastanza hardcore aver iniziato la partita da disoccupato. Cambio di nuovo squadra e passo al Nantes, in Ligue 1, uno dei cinque principali campionati europei. Chissà, da qui potrei arrivare in Italia e allenare la squadra per cui tifo, o convincere con gli anni il PSG a darmi una possibilità, e allenare uno dei club più ricchi al mondo.
Il mio percorso, dunque, potrebbe prendere in itinere la direzione di un tipo completamente diverso di approccio a Football Manager, tra gli innumerevoli possibili. Il prezzo di tanta completezza, flessibilità e complessità è che la serie targata Sports Interactive si rinnova con estrema lentezza. Non potrebbe fare altrimenti: senza usare la necessaria cautela, un gioco del genere finisce facilmente col rompersi. Negli anni, sono rimaste famose le infauste versioni del 2015, in cui venivano segnati cinque, sei, sette, otto gol in tutte le partite, e del 2017, dove i giocatori finivano in infermeria come se andassero in guerra e non a giocare a pallone. In entrambi i casi il problema era stato risolto con le patch successive all’uscita, ma un titolo come Football Manager non può permettersi mai bug di questo tipo: un certo grado di verosimiglianza è essenziale per sentirsi coinvolti da un gioco costituito principalmente da schermate piene di numeri e parole.
L’unica eccezione, in questo senso, sono le partite in 3D, e in Football Manager 2022 è stato completamente rivisitato proprio il motore delle animazioni. La strategia di Sports Interactive mi sembra essere ormai quella di migliorare la serie con costanza ma con prudenza, introducendo alcune novità per affinarne solo in seguito la formula. Così, se lo scorso anno Football Manager aveva iniziato a implementare statistiche e analisi di ogni tipo, solo nell’ultima versione possiamo trovare un vero e proprio “centro dati” da consultare; e, allo stesso modo, probabilmente per apprezzare in pieno le modifiche apportate alle partite bisognerà attendere almeno il prossimo anno. Intanto comunque qualcosa di diverso si nota eccome: dato che ora i giocatori in 3D non hanno più una diretta corrispondenza con i vecchi “pallini” della storica visuale in 2D, ma godono di maggiore libertà, possono muoversi in maniera più realistica, prendere decisioni migliori, scegliere soluzioni più varie—insomma, le partite ora sono belle da vedere. Non ci sono più giocatori che sembrano pattinare, capita più raramente di assistere a strane compenetrazioni di corpi, nessun calciatore cambia la direzione della sua corsa con la stessa (mancanza di) grazia di una nave in Age of Empires II. A volte, anzi, si vede un buon calcio, con alcune azioni spettacolari semplicemente impensabili in precedenza.
L’obiettivo che dovrebbe porsi Football Manager è raggiungere lo stesso livello di un incontro tra AI in eFootball o in FIFA. Naturalmente il compito di Konami e di EA Sports è molto più semplice rispetto a quello di Sports Interactive, perché Football Manager durante la simulazione di una partita deve prendere in considerazione un numero sensibilmente maggiore di indicazioni tattiche e di statistiche relative ai calciatori—queste ultime vengono raccolte ogni anno da una vera e propria rete di scout. La distanza da colmare resta quindi enorme, ma se non altro ha iniziato ad assottigliarsi; Football Manager sotto questo profilo era rimasto indietro di molti anni, ed è già apprezzabile, in fondo, il fatto che non si sia rotto niente. La direzione presa in quest’ultima edizione sembra giusta e, a prescindere dagli sviluppi futuri, i miglioramenti apportati sono già significativi e decisamente godibili: è forse il primo titolo della serie in cui non viene voglia di tornare a fissare i cari vecchi “pallini” in 2D, e talvolta capita persino di trovarsi a guardare una bella partita.