Loco Motive: una grande festa, con omicidio

Un'indagine portata avanti con gli strumenti dell'umorismo.

Questo articolo inizia con una confessione: non sono un grande lettore di gialli. O meglio, ho letto poco all’infuori dei classici: amo i racconti di Edogawa Ranpo, ho letto un po’ di Montalbano e tutto Sherlock Holmes. Poi ci sono Miss Marple e soprattutto Poirot, le cui indagini ho letto più volte e di cui ho sempre adorato l’adattamento televisivo del 1989, quello in cui a interpretare il detective belga è David Suchet.

Ed è proprio dalla forte eco della penna di Agatha Christie che nasce l’incipit di Loco Motive: l’anziana Lady Unterwalt raduna soci e parenti sul lussuosissimo Reuss Express, punta di diamante della flotta ferroviaria del gruppo Unterwalt, per la lettura del suo testamento; come prevedibile, tuttavia, l’importante annuncio viene però brutalmente interrotto dalla sua morte. Il primo sospettato finisce per essere il suo legale Arthur Ackerman, nei cui sfortunati panni ci troveremo così costretti a investigare sull’assassinio della facoltosa vecchietta. Ma andiamo con ordine.

Loco Motive è un videogioco punta e clicca sviluppato dallo studio indipendente londinese Robust Games, fondato dai fratelli Adam e Joseph Riches. Opera d’esordio dello studio, Loco Motive è stato pubblicato a novembre 2024 da Chucklefish, nel cui studio di sviluppo Adam ha lavorato per anni come artista e animatore per titoli del calibro di Wargroove, Starbound e Kingdom Two Crowns.

Loco Motive (Fonte: press kit)

Adam ha messo magnificamente a frutto la sua esperienza: aprendo Loco Motive la prima volta sono rimasto subito stupito dalla la qualità della pixel art, davvero altissima. Il Reuss Express è un gioiello della tecnica anche al di fuori del suo universo narrativo, offrendo un’ambientazione anni Trenta vivida, variopinta e abbondantemente interagibile.

Eccellenti sono anche le animazioni e il doppiaggio integrale dei dialoghi, che partecipa alla vivacità di investigatori e investigati. Abbiamo viscidi sicofanti, gemelli in perenne competizione, musicisti jazz, cuochi francesi, giocatori d’azzardo, bartender laconici, giovanissime lustrascarpe, medici ansiosi… un coro che ricorda molto quelli al centro delle indagini di Hercule Poirot, ma le cui caratteristiche particolari vengono estremizzate fino allo slapstick.

Anche Arthur è un investigatore più divertente che capace: se la puntigliosità è una caratteristica apprezzabile nel detective ideale, il suo amore per la burocrazia e l’ingenuità con cui si interfaccia agli altri personaggi, non sempre desiderosi di essere interpellati con tanta alacrità, lo fanno spesso apparire decisamente fuori luogo. Non che il giudizio dei suoi interlocutori sia mai particolarmente duro: Loco Motive viaggia sui binari della levità, e nessuno sembra prendersela troppo per i nostri eccessi.

Loco Motive (Fonte: press kit)

Del resto, la logica del gioco è plastica, come evidenziato dai puzzle che costellano Loco Motive, a cui fare fronte, come da tradizione LucasArts, con combinazioni di oggetti più o meno fantasiose. Il livello della sfida offerta da ombrelli, strani cocktail, serrature ad attivazione vocale e cera da sciogliere mi è parso ottimo: pur richiedendo di pensare spesso fuori dagli schemi, di rado mi è capitato di bloccarmi, e in genere solo per aver sottovalutato le possibilità offerte dal gioco. E se anche dovessimo trovarci smarriti, potremo sempre contare sull’assistenza telefonica del detective Dirk Chiselton, offertaci liberamente e senza voler far scaturire alcun senso di colpa.

Nel corso dei sette capitoli del gioco, il cui ritmo è incalzante e perfettamente calibrato, Arthur verrà affiancato da altri due improbabili investigatori, dapprima alternandosi di svolta in svolta, poi in modo congiunto: gli enigmi finali verranno infatti risolti “rimbalzandosi” gli oggetti accumulati nelle infinite tasche dei diversi personaggi. Peccato che a quel punto le possibilità del gioco si riducano sensibilmente, privandoci del gusto di scorrazzare sul Reuss Express a interrogare gli astanti, cercare la chiave di una serratura o catturare un topo.

Gusto senza il quale, e qui arriviamo a un punto fondamentale, il fascino di Loco Motive rischia per la prima volta di appannarsi. Avrete senza dubbio notato che non ho parlato quasi per nulla dell’indagine in quanto tale: ebbene, il mistero in questa indagine è molto marginale, sepolto sotto il brillante umorismo dei suoi personaggi e il valore tecnico del gioco.

Loco Motive (Fonte: press kit)

Loco Motive è un grande murder party in cui il murder finisce per essere la parte meno rilevante del totale. L’indagine va avanti con gli strumenti dell’umorismo, facendo fronte a situazioni a tratti assurde con arguzia e senza troppe convulsioni emotive. Questo non è un male, ma solo di rado mi è parso di indagare: i miei sforzi erano sempre concentrati sul prossimo passo, senza grandi possibilità di immaginare chi potesse essere il colpevole.

Torniamo a un altro punto di partenza: la mia confessione iniziale. Perché leggo pochi gialli? La ragione è che spesso li trovo frustranti, perché non sempre contengono i pezzi della loro chiave, oppure li occultano in luoghi a cui al lettore non è permesso accedere. Questa tendenza è apparente anche in Loco Motive, e infatti la risoluzione del mistero centrale alla vicenda è più qualcosa in ci si imbatte per caso che il risultato dei nostri sforzi.

Che l’impianto ludico-narrativo di Loco Motive sia umoristico non lo assolve da questo peccato: romanzi come Dirk Gently. Agenzia di investigazione olistica di Douglas Adams, o la serie cinematografica di Knives Out, solo per portare alcuni esempi arcinoti, dimostrano come l’umorismo possa convivere con la qualità deduttiva di un’opera senza minarne la solidità. Un altro peccato, ma di questi tempi è quasi strano il contrario, è che il gioco sia disponibile solo in inglese. Questo rende senza dubbio più difficile l’accesso di una vasta fetta di pubblico a un gioco di grande valore, un murder party traboccante d’amore che omaggia l’età dell’oro, ma che, come tanti amori, finisce per tradirsi un po’.