La prospettiva, solita, è quella dell’essere umano sottomesso alla macchina. È il panorama tra apocalittici e integrati, luddisti ed entusiasti, che sostanzia la nostra vita di tutti i giorni. Sono, le macchine, uno strumento e un miglioramento, oppure un tragico apparato di dominio a cui stiamo andando incontro supini?
La risposta, nella sua molteplicità, latita. Negli ultimi anni, tuttavia, la preoccupazione per un’invasione delle Intelligenze artificiali—o meglio: artificiate—è salita alla ribalta con forza inequivocabile. Persino altolocati tycoon come Bill Gates o Elon Musk (ulteriormente caricati d’ansia dal libro Superintelligenza, di Nick Bostrom, edito in Italia da Bollati Boringhieri) hanno espresso i loro timori.
E immediatamente ci siamo immaginati un domani schiavo di Hal di 2001: Odissea nello spazio, o dei più prosaici Terminator della famosa saga con l’ex-governatore, Arnold Schwarzenegger. Oppure, ancora, una solenne distopia fatta di piattaforme, sfruttamento dei dati personali e reti immateriali che ingarbugliano al loro interno le nostre vite. Basta citofonare a casa Zuckerberg per i chiarimenti del caso.
Quale che sia la prospettiva, il futuro pare farsi sempre più problematico anche a fronte delle nuove incoscienti coscienze a venire. Volendo essere più realisti, è in particolar modo il futuro del lavoro a rivelarsi un’incognita ulteriore davanti all’idea dell’automazione e delle AI.
Observation, lucido videogioco sviluppato da No Code e prodotto da Devolver Digital per PC e PlayStation 4, riunisce tutte queste preoccupazioni e influenze e le rinchiude in un’esperienza unica e non ancora tentata in queste forme.
A differenza del solito, infatti, noi giochiamo proprio nei panni dell’intelligenza artificiale, SAM, che deve coadiuvare l’operatore umano, Dr. Emma Fisher, nei suoi compiti. Precisamente, scoprire cosa mai sia successo a bordo della navetta su cui i due “colleghi” si trovano a lavorare. Una stazione orbitante che pare completamente abbandonata e disabitata.
Il gioco, intelligentemente, sfrutta da subito i confini immaginati e percepiti del claustrofobico set spaziale per introdurre un’atmosfera da thriller o giallo e, in contemporanea, farci prendere la mano con i comandi, il gameplay e il nostro rapporto con l’astronauta umana.
Scopriamo così, in una manciata di minuti, che i nostri sensi sono limitati all’estensione della tecnologia di bordo: possiamo vedere solo tramite gli occhi delle telecamere disseminate lungo l’abitacolo (almeno inizialmente) e interagire attraverso quei pochi comandi e permessi per cui siamo stati abilitati.
L’interazione tramite la raffinata e ben bilanciata interfaccia utente si trasforma in questa maniera nel fulcro dei puzzle ambientali del gioco, nonché, in tutta fretta, in una riflessione pratica e comprensibile sul nostro rapporto con le macchine, l’ambiente artificiale e il mondo a venire.
Non solo. Gli sviluppatori di Observation, il cui nucleo semantico, segnico e ludico è ben chiaro sin dal titolo, hanno avuto l’intelligenza d’inserire una modalità di scansione e raccolta dati che è al tempo stesso puro gameplay, necessità narrativa e metafora perfetta per il processo di conoscenza e coscienza di una papabile intelligenza artificiata del domani. Meccanica rigida e a tratti farraginosa, eppure funzionale ed efficiente come ci si aspetta.
Sarà proprio grazie alla progressiva scoperta di ammennicoli tecnici e tecnologici da sfruttare, eventi del passato e scampoli di vita del personale di bordo che verrà a crearsi un’atmosfera di caos e suspense. Nonché la sensazione ambigua di essere testimoni di qualcosa di drammatico senza sapere come, o per quale ragione, non si riesce del tutto a partecipare emotivamente al disastro in corso. Oppure, al contrario, persino troppo, scomposti come siamo nelle nostre emozioni e scelte. D’altronde, noi giocatori siamo davvero i fantasmi nella macchina.
Il ragguardevole lavoro del comparto sonoro e visivo spinge ulteriormente in tal senso, istigandoci a domandare: è questo, quindi, quello che provano le macchine?
Il dubbio sulla natura di un Siri spaziale vale ogni ora spesa in questo pregevole, intelligente, personale videogioco.