Outlast masculinity

La violenza sessuale secondo Red Barrels.

Ho sempre provato un fascino sinistro verso la rappresentazione della follia nei videogiochi. Avere a che fare con villain pazzi, più che semplicemente malvagi, ci costringe a porci delle domande sulla società in cui viviamo e sui principi in cui crediamo.

Penso che, a ormai dodici anni dalla sua uscita, il primo capitolo di Outlast abbia ancora la capacità di porre questo problema magistralmente. Gli strani esseri che abitano il manicomio di Mount Massive mettono in luce tutta l’insensatezza dei tipi umani che popolano la nostra società, spogliati delle convenzioni che li renderebbero credibili.

Da Padre Martin, un (presunto) prete la cui croce sul petto è composta da cinghie di costrizione, fino al dr. Richard Trager, chirurgo che asporta parti del corpo ai suoi involontari pazienti per puro diletto, passando per il reduce di guerra Chris Walker, che vaga macellando i malcapitati alla ricerca del suo peluche d’infanzia, Little Pig. C’è, però, una stranezza ad accomunare queste grottesche caricature umane: tutti i corpi, sia morti che vivi, che si possono vedere a Mount Massive appartengono a uomini. Dove diavolo sono le donne?

Mi sono accorto del problema per la prima volta solo di recente. Normalmente avrei considerato questa mancanza una semplice distrazione da parte dei narrative designer, se non fosse che una delle sezioni esplorabili nel manicomio è proprio l’ala femminile. Ho scoperto così che, nella lore di Outlast, una risposta a questa mancanza c’è, e tuttavia ben pochi giocatori sembrano averci posto particolare attenzione.

Ma prima che mi addentri nella questione, facciamo un passo indietro. Outlast è un survival-horror in prima persona, in cui un giornalista, Miles Upshur, si intrufola nel manicomio abbandonato di Mount Massive per indagare sugli strani esperimenti fatti in segreto sui pazienti. Scopre così il “Progetto Walrider”, frutto della mente di un ex scienziato nazista, il Dr.Wernicke, e finanziato dall’associazione Murkoff. Obiettivo del progetto è permettere a un corpo umano di creare e controllare una sorta di fantasma dalla forza sovrumana, il Walrider appunto. Ciò è ottenuto esponendo persone che si trovino “a un passo dalla morte, dalla follia pura” al Motore Morfogenico, macchinario inventato da Wernicke.

Cosa sia esattamente il Walrider e per quali fini dovrebbe essere impiegato resta un mistero. Nel corso del gioco è possibile trovare numerosi documenti che ne parlano, ma i toni sono spesso immaginifici, sovrannaturali. Tra questi ce n’è uno, intitolato “Walrider e incubi”, reperibile proprio nell’ala femminile, che descrive le origini folkloristiche del mostro.

Si tratta di una creatura demoniaca, conosciuta in Germania anche come “Alp”, “Mara” o “Schrat”, che si accuccia sul petto dei dormienti impedendogli di respirare. Il documento aggiunge un dettaglio, che inizialmente considerai inutile: “Le violenze sessuali da parte del demone sono rare, ma è noto che beva il latte dal seno delle donne e il sangue dai capezzoli degli uomini”.

Come nel più classico dei cliché, il Walrider sfugge di mano agli scienziati e, poche ore prima che Miles entri nel manicomio, la situazione si ribalta: i pazienti mutati dal Motore Morfogenico, chiamati “varianti”, prendono il controllo della struttura, massacrando brutalmente il personale e le guardie di Mount Massive.

Sebbene all’inizio del gioco abbiamo l’impressione che il manicomio sia caduto nella più totale anarchia, capiamo abbastanza in fretta che la situazione è ben più complessa di così. La struttura sociale non è stata cancellata, si è solo riorganizzata. Esistono, infatti, delle varianti più muscolose o più intelligenti delle altre, le quali comandano su intere porzioni di manicomio, come le bande criminali fanno con i quartieri delle grandi città. A capo di questa società elementare c’è lo stesso Walrider, rispettato, temuto e venerato.

In questo schema, l’ala femminile rappresenta un’eccezione. La zona appare molto più diroccata delle altre, chiaramente abbandonata da più tempo. Raccogliendo alcuni documenti, trovabili nel DLC Whistleblower, scopriamo che l’ala è stata chiusa dopo che l’esposizione delle pazienti al Motore Morfogenico ha causato in queste delle gravidanze psicosomatiche, che le hanno portate quasi sempre alla morte. La stessa sorte è capitata anche al personale femminile, che è quindi stato progressivamente allontanato dalla struttura.

C’è un’inusuale insistenza in Outlast sulle violenze sessuali subite e inferte dagli abitanti di Mount Massive, spesso legata alla loro sterilità. Lo stesso Walrider è sterile, potendo causare soltanto l’illusione di una gravidanza. I pazienti, poi, sfogano spesso la propria impotenza attraverso un desiderio sessuale malato, come la variante che si può trovare nascosta in un cantuccio a masturbarsi su dei corpi sventrati, o ancora il paziente necrofilo, colto in flagrante durante un rapporto con un cadavere decapitato.

A differenza di ciò che si potrebbe pensare, però, questa violenza non è ai danni delle donne, che sono state eliminate dall’equazione. Tutti i cadaveri su cui son state commesse le violenze descritte sopra appartenevano a uomini. Ci sono poi i pazienti Richard Trager ed Eddie Gluskin, che si dilettano ad asportare il pene alle altre varianti.

Ed è proprio lo “sposo” Eddie Gluskin a sfogare, nel modo più esplicito, la sua repressione sessuale e il suo desiderio di fertilità sugli uomini. Lo incontriamo in Whistleblower, dove vestiremo i panni di Waylon Park, dipendente della Murkoff, internato dal vicepresidente Jeremy Blaire poco prima del disastro, dopo aver cercato di far conoscere al mondo esterno i crimini che avvenivano nel manicomio.

Prima di diventare un paziente, Eddie ha ucciso e mutilato numerose donne, come descritto nel suo referto. Nel manicomio, però, essendoci solo uomini, ha iniziato a sfogare questa violenza efferata su di loro. Desideroso di avere una moglie, cattura e mutila le altre varianti, spesso fatalmente, in modo da renderle esteticamente simili a donne. Il tutto è riassunto nel documento Lo sposo, in cui è stata scritta soltanto una “poesia”, ripetuta per ben sei volte:

“Sopra le ginocchia, sotto l’ombelico,
Sul tavolo di Gluskin taglio e cucito,
Crear spazio per custodire il seme,
Lo sposo una sposa plasma per un futuro insieme.”

Durante questa fase di gioco, ho avuto la terribile sensazione di essere vittima di un uomo che giocava sessualmente con me senza il mio consenso. Nei primi incontri, Eddie ci rivolgerà parole dolci, chiamandoci “tesoro” e invitandoci a diventare la sua sposa. Si dirà dispiaciuto per i suoi modi rudi e ci prometterà che, dopo averci reso una “donna onesta”, diventerà “un uomo diverso”. Dopo aver rifiutato le sue “avance”, però, e in particolare dopo essere scappati dal suo laboratorio in cui tenterà di rimuoverci le nostre “volgarità”, Eddie ci definirà una “puttana ingrata” e inizierà a urlarci contro.

Ciò che mi spaventa dello sposo è la sua lucidità mentale. Questa traspare sia dal suo referto, in cui i dottori si dicono frustrati del fatto che Eddie risponda alle loro domande come crede che loro si aspettino, sia dal fatto che è una delle poche varianti capaci di aprire le porte usando le maniglie.

Cercando di fuggire da lui, ci romperemo una gamba e saremo costretti a zoppicare per il resto del gioco. Eppure, lo sposo non sfrutterà mai questa ferita a suo vantaggio, anzi. Ci inseguirà al nostro passo, quasi giocasse con noi. In quell’occasione mi sono trovato a chiedermi se gli stesse piacendo, se guardarmi strisciare alimentasse il suo desiderio sessuale.

Dopo averci catturato e picchiato, Eddie cercherà di impiccarci in un ginnasio dove penzolano i corpi di tutti i suoi esperimenti falliti. Nel tentativo di appendere anche noi, però, il soffitto crollerà, Eddie verrà scagliato in aria dalla corda che teneva in mano e morirà, infilzato da una trave. Ironico, ucciso dal peso delle sue stesse vittime.

Per Eddie non esiste redenzione. In una nota intitolata “Mogli di Barba Blu” (la citazione è quantomai azzeccata), Waylon afferma: “Qualsiasi cosa stia dicendo a sé stesso, [Eddie] non sta creando donne perché partoriscano i suoi figli, sta creando donne per ucciderle”. La spirale di violenza che ha creato, inizialmente ai danni di donne, si è riversata inevitabilmente su altri uomini e, infine, su sé stesso.

Ma per quanto riguarda noi? Esiste redenzione per gli uomini in una società patriarcale? Possiamo “fuggire” da ciò che abbiamo creato o quantomeno alimentato? Secondo il gioco, sì, ma a una condizione. Come abbiamo detto, nel corso di Outlast impersoneremo due personaggi, entrambi uomini, Miles e Waylon. Questi, però, si approcceranno in maniera molto diversa al manicomio e ai suoi abitanti.

Nell’ultima fase di gioco, Miles si troverà costretto a uccidere l’ospite umano del Walrider, un povero ragazzo ventitreenne, vittima inconsapevole degli esperimenti fatti su di lui dal dr. Wernicke. Leggendo le note del giornalista, si nota un certo godimento da parte sua per l’omicidio che sta per commettere, e nessuna esitazione per l’innocenza del ragazzo. Uccidendolo, però, Miles diventerà inaspettatamente il nuovo ospite del Walrider. Le cose si metteranno ancora peggio quando il giornalista verrà eliminato a sua volta da una squadra di sicurezza della Murkoff all’uscita del manicomio, sotto l’ordine di Wernicke, nel tentativo di insabbiare l’accaduto. Tuttavia, morto Miles, il Walrider verrà liberato nel mondo esterno: un discreto errore di calcolo da parte del dottore.

Diverso sarà il fato di Waylon. Dopo aver risparmiato Jeremy Blaire, trovato in fin di vita all’uscita del manicomio, riuscirà a tornare a casa dalla sua famiglia. Non solo, ma nell’ultima scena deciderà anche di consegnare alla giustizia tutti i filmati che ha fatto all’interno del manicomio, pur sapendo che la Murkoff gli darà la caccia.

Finendo Whistleblower mi sono sentito chiamato in causa. Outlast chiede a tutti i giocatori di comportarsi come Waylon, di denunciare gli orrori di una società che, in qualche misura, abbiamo aiutato a costruire. Tuttavia, non esiste redenzione che passi per la violenza, perché ogni movente per usarla è solo una scusa per placare la nostra sete sessuale. Il sangue è eccitante, è pornografico, e desiderarlo vuol dire diventare i nuovi ospiti del fantasma che stiamo combattendo.

Se ci ripenso ora, il fatto che il Walrider “succhi il sangue dai capezzoli degli uomini” non mi sembra più un dettaglio inutile, ma l’inquietante conferma che, in una società fallocratica, non c’è salvezza per nessuno, nemmeno per gli stessi uomini. Denunciare è l’unica soluzione. Non c’è altra via d’uscita da Mount Massive.