La rappresentazione dei vampiri nei videogiochi ha una lunga storia e riflette l’evoluzione del medium stesso e le diverse interpretazioni del mito; i videogiochi hanno sfruttato il fascino dei signori della notte per creare atmosfere gotiche e cupe, trame coinvolgenti e meccaniche di gioco uniche.
Uno degli aspetti fondamentali del vampirismo è l’immortalità, un tema che affascina da sempre l’essere umano; i vampiri sono rappresentati come esseri che possono vivere attraverso epoche differenti, dotati di poteri straordinari come forza sovrumana, velocità, rigenerazione di ferite o alcune parti del corpo, e la capacità di trasformarsi, aspetti che danno profondità al gameplay.
Un setting oscuro, tipico dei mondi gotici stilisticamente associati ai vampiri in opere letterarie e cinematografiche, è un aspetto fondamentale per la creazione di un videogioco di successo. Quel lugubre fascino che tanto conquistò lo scrittore irlandese Bram Stoker, il quale non si recò mai in Romania, ma si documentò studiando la storia del nobile e politico Vlad III di Valacchia, conosciuto anche con il suo nome patronimico Drăculea (figlio del drago), una figura controversa, divenuta celebre per la sua brutalità e per la sua indole crudele.
Vlad III ispirò la leggendaria figura del conte Dracula ed ebbe dimora in quello che è oggi il Castello di Brad, posto ai piedi dei monti Carpazi; catena montuosa che offre spesso un panorama sinistro e lugubre, fatto di foschia e nebbia. Il famoso castello di Dracula è parte integrante della storia dei vampiri e nei videogiochi ha avuto altrettanto successo, tanto da diventare un elemento imprescindibile in una delle saghe più famose di Konami: Castlevania.
Metà umano, metà mostro. È questo il principale conflitto morale che attanaglia la natura dualistica del vampiro, costretto a vivere tra queste due realtà. Un esempio abbastanza decisivo si può trovare nella profonda e bellissima espansione di The Witcher 3: Blood and Wine, che ha come protagonisti proprio le leggendarie creature demoniache della Transilvania. Senza sfociare troppo nello spoiler, Geralt si reca nella bellissima regione di Toussaint (a metà tra la sognante Provenza francese e la Val D’Orcia), famosa per la produzione di vino. La regione viene “sconquassata” da brutali omicidi e il nostro strigo viene chiamato a risolverli.
L’epopea narrativa di Andrej Sapkowski tocca solo marginalmente la figura dei vampiri all’interno del mondo di Geralt di Rivia, i quali sono presenti ma agiscono indisturbati tra le ombre delle grandi città. I ragazzi di CD Projekt Red hanno ampliato—per ragioni non solo narrative ma anche ludiche—la figura dei vampiri all’interno dell’espansione.
The Witcher 3: Blood and Wine presenta due tipologie di vampiri: una classe bassa, formata da vampiri con un aspetto mostruoso e demoniaco, e una classe alta, i cosiddetti Vampiri Superiori che conservano caratteristiche del tutto umane ma che sono in grado di rigenerarsi o di vivere per migliaia di anni conservando intatta la loro “mascherata” forza brutale e resistenza fisica.
La vita dei vampiri ritorna in V Rising, il nuovo gioco sviluppato da Stunlock Studios, che catapulta i giocatori in un mondo oscuro e avvincente dove vestono i panni di un vampiro risorto. La trama di V Rising inizia con il protagonista, un vampiro (aspetto e nome lo scelgono i videogiocatori) che si risveglia da un lungo sonno in una terra devastata. I giocatori sono chiamati a ricostruire il proprio impero vampiresco dalle ceneri, combattendo contro nemici umani e sovrannaturali e sfuggendo alla luce del sole, che può risultare letale.
V Rising ingloba tutti gli stereotipi del genere vampiresco, ma senza sminuirli; castelli gotici e ambienti lugubri hanno un nuovo significato grazie ad un sistema di combattimento divertente e alla profondità nelle meccaniche di crafting e looting che il titolo offre. Il sistema di combattimento è dinamico: si svolge attraverso abilità vampiresche, armi corpo a corpo e magia per sconfiggere nemici umani e creature soprannaturali, e abilità tattiche per schivare attacchi e sfruttare le debolezze dei nemici.
Il nostro vampiro decaduto dovrà costruire un castello-fortezza da solo e per farlo dovrà saccheggiare villaggi, raccogliere materie prime come legname o mattoni, erbe, creare e utilizzare laboratori per l’alchimia e soprattutto cibarsi di sangue, sia umano che animale. Ogni tipo di sangue offre differenti bonus e abilità temporanee, rendendo la scelta delle prede strategicamente importante.
Grazie al ciclo giorno/notte, il videogiocatore potrà scegliere quando svolgere le proprie azioni; ricordiamo che la luce del sole può essere letale ed è auspicabile preparare i raid o i saccheggi nelle ore notturne o con meno sole; nel caso in cui il videogiocatore dovesse programmare queste attività di mattina, sarebbe necessario trovare riparo nelle zone d’ombra.
Il sistema di raccolta può essere intervallato dall’avanzare della storia principale, costellata di dungeon in una mappa generosa e di boss che offrono la giusta dose di sfida; non esiste un sistema di avanzamento dei livelli, per diventare più forti è necessario recuperare o creare il giusto equipaggiamento e utilizzare abilità acquisite dai boss sconfitti.
V Rising può essere un gioco solitario oppure un’avventura PvE, pensata per cooperare con diversi “vampiri” da tutto il mondo così da creare un clan unito e compatto al fine di contrastare umani e cacciatori. Esiste anche una modalità PvP in cui si potrà conquistare il castello di un altro vampiro e saccheggiarlo, cosa che—allo stesso tempo—può essere fatta anche alla dimora del videogiocatore.
Il titolo creato dai ragazzi di Stunlock Studios non aggiunge nulla di nuovo all’universo dei vampiri e ne ricalca stereotipi e stilemi alla perfezione; eppure, il sentimento di “sentirci” parte di creature così fantastiche e dark non ci abbandona mai nel corso dell’avventura.
La cosa divertente di V Rising è l’impersonificazione nella figura del vampiro superiore che, come i Ventrue o i Toreador nel celebre gioco di ruolo Vampire The Masquerade, ci permette di abbandonarci a quel divertente gioco di finzione, fatto di maschere e ruoli, chiamato mimicry dal francese Roger Callois nel suo saggio I giochi e gli uomini del 1958. Dopotutto, l’arte di essere invincibili e immortali non è forse il segreto più recondito nella psiche dell’uomo?