Se vi chiedessero di immaginare un cavaliere errante, quale sarebbe il prodotto della vostra fantasia? Forse un giovane in armatura scintillante, armato di scudo e lunga spada, magari in sella a un nobile destriero? Bene, in Cina la risposta sarebbe con buona probabilità molto diversa. Ma facciamo un passo alla volta.
Per ragioni storiche e politiche molto complesse, la Cina è rimasta a lungo tagliata fuori dal mercato videoludico a noi familiare: basti pensare che non sono passati nemmeno dieci anni da quando è stato consentito alle compagnie giapponesi e americane di commercializzare liberamente le loro console nel “paese di mezzo”.
Era il 2015. Per quanto il settore videoludico sia ancora pesantemente controllato dalle autorità governative, il mercato cinese ha da allora conosciuto una forte (ma discontinua) crescita, tanto nell’importazione che nello sviluppo interno. Dalla Cina provengono infatti alcuni videogiochi di notevole successo, primo tra tutti Genshin Impact, titolo miHoYo che si è subito imposto nel sempre affollatissimo mercato dei gacha game, assumendo velocemente le proporzioni di un vero e proprio fenomeno globale.
Altri videogiochi made in China di cui probabilmente avete sentito parlare sono l’indie RPG Eastward, il farming sim My Time at Portia e il suo seguito, My Time at Sandrock. Molto atteso è anche Black Myth: Wukong, sviluppato e pubblicato da Game Science, un retelling dark fantasy del classico Il Viaggio in Occidente la cui uscita è prevista ad agosto 2024 e che promette di essere il debutto del videogioco cinese sul mercato AAA. Ho la sensazione che la portata dei progetti degli sviluppatori cinesi stia conoscendo un veloce aumento, eppure è per merito di un titolo piccolo e anonimo che ho vissuto quella che per me è stata una delle esperienze videoludiche più interessanti degli ultimi mesi.
Hero’s Adventure: Road to Passion è un videogioco di ruolo sviluppato da Half Amateur Studio e pubblicato da Paleo. È un titolo molto semplice tanto nel comparto tecnico, imperniato su una pixel art senza troppe pretese ma nel complesso ben riuscita, che nel sistema di combattimento a turni su scacchiera. Malgrado la presenza di questo elemento tattico, lo spostamento sulla griglia è raramente determinante: Hero’s Adventure è infatti un gioco di ruolo duro e puro, uno di quelli in cui il risultato dello scontro è deciso ben prima del suo inizio.
Caratteristica, questa, che appare in controtendenza, vista la migrazione del gusto del pubblico RPG verso il combattimento in tempo reale o ibrido, in cui l’abilità in combattimento del giocatore si rivela spesso di maggiore importanza rispetto a quella dei personaggi che controlla. Gran parte della crescita del nostro avatar, un ragazzotto (non customizzabile) alle prime armi, passa proprio nel collezionare abilità e armi sempre migliori, interagendo con un mondo affollato di generali corrotti e ladri di buon cuore, di ricchi mercanti e soprattutto di artisti marziali da cui imparare o con cui entrare in competizione, o magari convincere a unirsi alla nostra avventura.
I personaggi con cui andiamo a interagire sono decine, forse centinaia: da loro è possibile imparare non solo abilità utili nel combattimento, ma anche a pescare, tagliare la legna, commerciare, addomesticare animali feroci… Più che sulla profondità, il contesto simulativo di Hero’s Adventure punta sulla quantità. Alcune abilità non trovano un reale utilizzo, mentre il grinding di altre si rivela talvolta necessario ad arrivare al termine di alcune questline. Se la struttura di gioco non si allontana molto da ciò a cui è abituato un videogiocatore occidentale, è la postura che il videogioco assume nei confronti dei suoi contenuti a essere fondamentalmente diversa, a partire dal suo protagonista.
Torniamo al nostro cavaliere errante. Il wuxia è un genere letterario che si è codificato in Cina all’inizio del secolo scorso, ma a cui sono assimilabili opere molto più antiche—tra cui Il Romanzo dei Tre Regni. Racconta le gesta di eroi erranti che grazie al loro codice d’onore e alle loro capacità marziali aiutano gli oppressi e riportano l’armonia in un mondo privo di giustizia. Oggi il wuxia è diffusissimo, avendo trovato terreno fertile nelle webnovel, romanzi pubblicati a puntate su appositi aggregatori online, molto popolari in Asia Orientale.
Hero’s Adventure: Road to Passion, pur non essendo esente da difetti (primo tra tutti la notevole ripetitività), riesce nello scopo dichiarato di rappresentare un’avventura wuxia in piena regola. Malgrado sia possibile darsi alla malvagità più sfrenata, l’eroe che si indovina dalle opzioni di dialogo a disposizione è infatti tendenzialmente ruvido ma coraggioso, e alla galanteria di un nobile cavaliere occidentale oppone una sincerità quasi sfrontata. Viene dal nulla, non appartiene a una nobile famiglia o a uno degli eserciti che si contendono il trono, ma grazie alle sue capacità può imporre la sua volontà su un mondo allo sbando.
Capacità, queste, che di base ci sono perfettamente conosciute: saltare molto in alto, muoversi molto velocemente, ma anche guarire ferite e malattie o sparare fiamme dalle mani o colpire alla velocità del lampo. A essere diversa è l’origine di questi poteri, che passa per una “coltivazione” più mistica che fisica, un complesso gioco di energie per il quale esistono approcci differenti, rappresentati soprattutto dalla scuola confuciana, la setta taoista e i bonzi del monastero Shifa.
Versante, questo, affrontato ancora più a fondo in Amazing Cultivation Simulator, colony sim sviluppato da GSQ Games che chiama chi gioca a fondare e gestire una setta marziale, determinandone i precetti filosofici e dunque le capacità fisiche e mentali. Progetti come questi mi sembrano sbandamenti nella correzione in corso alla traiettoria del videogioco cinese, frettoloso di raggiungere il resto del mondo: opere fedeli a sé stesse e ai loro creatori, rese con difficoltà fruibili anche a chi fosse disposto a superare il suo (giustificato) scetticismo.
Dietro il muro di una traduzione automatica e a tratti difficilmente comprensibile, Hero’s Adventure: Road to Passion ci mostra cosa accade quando una struttura di gioco familiare viene immersa in una matrice ludico-estetica completamente diversa da quella che conosciamo. La crescente globalizzazione del videogioco, con la diffusione del medium videoludico in regioni del mondo dove non era mai davvero giunto prima, ci permette di conoscere nuovi modi di giocare e nuove esperienze narrative; d’altro canto, personalmente temo che la necessità di omologarsi alla concezione usuale del videogioco porterà alla scomparsa di note stonate come Hero’s Adventure. Godiamocele finché durano.